È come ricordarsi di tutte le cose perdute.
Il pensiero affiora mentre guido per arrivare a casa e subito lo dico ad alta voce per imprimere le parole nel vocale che sto mandando ad Alice.
“Monologhi verticali dialoganti” così chiamiamo io e Alice i lunghissimi vocali che ci scambiano ormai da marzo del 2020. Cinque anni di parole, milioni di parole, che volano nell’aria tra la provincia di Modena e quella di Cesena.
Il suono bianco che fa da sfondo ai nostri vocali è quasi sempre quello dell’abitacolo della macchina, con le sue frecce, i sensori per la retromarcia, la strada che scorre sotto le ruote. Viaggiamo tanto io e Alice, e ogni volta che parto per rammendare collina e pianura spero di trovare su WA un suo vocale.
Questa sera le sto raccontando che i giorni di marzo che precedono la primavera mi mettono addosso un sentimento che non so dire: nostalgia? Tristezza? Malinconia? Tenerezza?
“È il mistero di tutte le cose perdute”. Ecco cos’è. Un sentimento effimero, sfuggente che non riesco più a richiamare ora che la primavera è già qui e il pruno è in fiore, i crochi sono sbocciati e la veronica persica ha tappezzato il prato vicino alla fontana. Ora tutto è pura gioia e stare al sole mi fa pensare a come mi è mancato questo tepore mentre siedo sull’uscio di casa. Ma so che il prossimo anno quell’emozione inafferrabile tornerà a visitarmi e lo farà con maggiore intensità mano a mano che invecchierò. Solo dieci anni fa quel profumo di fine febbraio era soltanto inebriante, ora, la primavera mi porta quel mistero che mi stringe e allarga contemporaneamente l’anima.
Ed è indubbiamente un mistero come mai, nella stagione dove tutto torna a fiorire, io senta il mio cuore trascinato e attratto da quel margine che separa la vita e la morte. E in questo lento procedere, in questo tragitto verso una meta certa ma sconosciuta, io provo un tale senso di commozione da dover prendere spesso un largo respiro per lasciar andare questa emozione. È come stare su un confine, e poter guardare nello stesso istante tutto ciò che è venuto prima - l’infanzia, la giovinezza, i figli, l’amore - ma anche sentire che la soglia è lì ad un passo da te, e si rivela inondandomi con una forza di nostalgia e di bene. Bene per ciò che è stato, per una vita che è ancora da vivere, ma che per me fiorisce e sfiorisce al tempo stesso. Marzo mi consegna l’eredità di tutte le cose che sì sono perdute, ma che sono in me come viatico per la morte.
Morte è una parola che non desideriamo sentire. Come posso poi pensarci io che ho solo 46 anni!
“Quanta vita hai ancora davanti! Guardati sei una ragazzina!” mi dicono. Di anni davanti, se sarò fortunata, ne ho ancora, certo. Ho appena comprato casa e avrò un giardino di cui occuparmi. Ho un figlio adolescente e la curiosità di dialogare con lui tra dieci anni. Ho un lavoro che ora prende nuove forme e che ha bisogno di cure per dare frutto. Ma non sono una ragazzina e marzo me lo racconta nelle sue sere che mi fanno sentire il mistero e la bellezza di una vita che sia avvia verso la soglia.
Parlo di questo con Alice che è di undici anni più giovane di me. Lei ha quattro figli e la più piccola ha appena compiuto un anno. I bambini finché sono piccini - suo figlio più grande ha 9 anni - sono degli ottimi guardiani della soglia. A Monte Sant’angelo dove spesso andavo da bambina durante le vacanze estive, vendono gli “Scazzamuriddu”: dei piccoli bamboccini di paglia vestiti con giacchetta e pantaloni, con la testa a fiammifero che puoi custodire in tasca per tenere lontana la sfortuna e la morte. I bambini sono antidoti a quel mistero racchiuso nelle vigilie di primavera. Finché sei genitore e i tuoi figli non sono adolescenti, sei protetto.
Alice non mi risponde al “mistero delle cose perdute”.
Il suo vocale successivo parte e si orienta su altre riflessioni. Mentre lo ascolto sorrido. Il tempo ha il suo tempo, ed è bellissimo che sia così.
Dove ti portano oggi i Sassolini
In questa seconda newsletter di Marzo troverai tre cose nuove:
Una recensione di un libro molto bello, fuori catalogo, ma che vale la pena recuperare in biblioteca
Una biblioplaylist: 5 brani musicali che accompagnano una piccola bibliografia semplice di 5 libri
Un appuntamento, se sarai in Fiera a Bologna la prossima settimana e ti va di incontrarmi
Troverai anche una poesia, che Cesare Pavese scrisse proprio oggi, 75 anni fa.
Buona lettura 📚
Se ti piace Sassolini, puoi consigliarla a qualcuno che credi possa apprezzarla.
Siamo una piccola comunità, ma stiamo crescendo, e questo è soprattutto merito vostro.
L’orso che non c’era
La fantastica foresta era molto silenziosa al tempo di tanto tempo fa.
E l’orso riusciva a distinguere diversi tipi di silenzio.
C’era il piccolo silenzio delle foglie, e il profondo silenzio del terreno, e l’antico silenzio degli alberi..
E poi c’era un silenzio che era il più silenzioso di tutti ed era anche il più difficile da individuare: quello dell’orso stesso. L’orso ascoltò attentamente e seguì il suono del suo stesso silenzio che lo condusse nel cuore della foresta.
Ci sono giorni in cui ascoltare il silenzio sarebbe l’unica cosa da fare.